dismissione duloxetina ( o dovrei ricominciare a fumare?)

Salve.
Credo di aver bisogno del vostro aiuto anche se non sono certa di essere giunta realmente al momento della sospensione farmaco.
Racconto la mia storia.
Sotto il controllo medico di una pischiatra, dopo anni di vani tentativi, in aprile 2013 sono riuscita a smetter di fumare, utilizzando il farmaco "Champix". Leggevo quanto il farmaco fosse incriminato e tuttavia, poiché non aveva procurato alcun problema (tranne un po' di nauesa e molti sogni) a ben due persone che conosco, decisi di assumerlo. Non con leggerezza, ma lo assunsi. Il 22 aprile 2013 smisi di fumare. Poi, sospesi Champix, ma prima di quanto prevedesse il protocollo.
Io temo che la mia storia farmaceutica, inizi proprio qui, quando per cancellare una traccia tossicologica ne traccio una ben più profonda.
L'incontro con la psichiatra, tuttavia, c'era stato però, non per smettere di fumare ma per via di una brutta esperienza che aveva visto protagonista mio marito (e di conseguenza me), esperienza tale da farmi insistere perché mio marito (ed io con lui) frequentassimo questa persona.
Ma a maggio, i problemi di mio marito parrevano tutti risolti (dalla pischiatra non veniva più) ed iniziavano i miei.
Ad agosto, ma con qualche avvisaglia già a luglio, la mia crisi inizia. Depressione, pura e semplice. Non vi sto a raccontare molto. La cosa più terribile di quei giorni, di quelle settimane e purtroppo di quei mesi (perchè ci ho messo un po' a capire che non era semplice stanchezza) è stata l'incapacità di dominare le mie emozioni. Mi sarei tenuta il pianto, la stanchezza, la debolezza, l'incertezza, ma non potevo tenermi l'irascibilità e l'aggressività: ho due bambini, che allora non avevano neanche 4 e 6 anni, e che vedevano la madre saltar su tutte le furie per un nonnulla, strillare e piangere e strillare ancora e poi chiedere scusa e tutto il resto. Spaventoso. Agghiacciante.
Finalmente a settembre chiesi aiuto. Tornai dalla pischiatra, perché lei già sapeva tutto, lei conosceva la brutta esperienza dalla quale uscivo con mio marito, a lei non dovevo raccontare proprio tutto. Inizialmente lei mi diede del tempo per vedere se mi sentivo meglio, mi diede ancora del tempo in malattia a casa per vedere se mi sentivo meglio, ma poi io meglio non mi sentivo ed iniziai la mia cura con Cymbalta. Ora sono in psicoterapia, con lei, da allora, quasi 2 anni, ho avuto periodi di benessere in cui credevo che tutto fosse risolto, e periodi di malessere in cui mi è sembrato di non aver fatto nessun progresso. Si è aperto il vaso di Pandora, si è strappatoil sipario.
In un periodo in cui stavo meglio ho insistito per eliminare Cymbalta. La psichiatra ha accettato, invitandomi ad una spospensione molto più graduale di quella prescritta sui bugiardini. Credo di essere stata a 30 mg per 2 o 3 mesi. Poi addirittura per una 15ina di giorni a 30 mg a giorni alterni. Ero certa di ptoercela fare. SOspendo definitivamente. Siamo tutti sereni.
E invece... Inizio ad avere dei sintomi fisici che non mi viene proprio in mente di comunicare alla psichiatra e che sottovaluto e trascuro. Il mal di testa, i giramenti di testa mentre guido, la testa vuota, l'incapacità di concentrami, che so, sono convinta che sia un attacco troppo forte di cervicale. Dopo un paio di settimane penso che non posso trascurare. Il medico conferma, la cervicale c'è!.Mi tranquillizzo, e d'altro canto nell'arco delle settimane è diminuito tutto. Eppure sono più tesa. giorno dopo giorno. Infine, un giorno, la crisi. NOn riesco a smettere di piangere, detesto i miei bambini, non li sopporto, striillo. C'è qualcosa di irreale in tutto questo, è troppo strano. Desidero una compressa, la desidero fortemente, la desidero come desideravo le sigarette quando cercavo di smetter di fumare senza Champix. Chiamo la psichiatra, mi dice di sì, che posso prenderla la compressa. e ho ricominciato. Da allora a 30 mg.
Ecco. Era una crisi di astinenza. Come l'ho capito? Prima si chiamava Xeristar e ora Cymbalta mi aveva detto il farmacista. ALlora vado su internet a vedere se è la stessa cosa dvvero e mi imbatto in uno di quei forum in cui si parla di sintomi da sospensione: ecco, ora capisco tutto. Mi ricordo anche che nel passaggio da 60 mg a 30 mg ho avuto un gran sonno per una decina di giorni. E mi chiedevo perché...
E vengo a voi.
Ho parlato di tutto questo alla psichiatra. Se pe run verso mi ha ascoltato e assecondato, d'altra parte non ha escluso che la mia potesse essere una pura e semplice ricaduta. Crede che tutto questo faccia parte del mio atteggiament "ruminante". Crede che il mio attribuire tutto ai farmaci sia la mia solita tendenza a cercare una spiegazione razionale (e possibilmente fuori di me). Quindi credo farebbe una certa resistenza al protocollo targaruga. Mi ha chiesto però se voelssi cambiare farmaco (le dicevo che era "sporco") ma ho pensato che sarebbe stato ancora più pericoloso e diffcile e ho detto di no.
Avredi dovuto dire di sì?
Io ho paura, adesso, di questo farmaco. Lo definite adddirittura una porcata. Le compresse. Ho paura della loro potenza, che ho sperimentato proprio sulla mia pelle. Mi terrorizza quanto il sintomo possa confondersi con il male, quanto il male possa diventare la cura, quanto l'inglese sia più sfacciato dell'italiano chiamato tutto drugs.
Allora vi chiedo aiuto.
Potete indicarmi la scalette di dismissione? ma
- non credo di poter aspettare due anni, io ho bisogno di capire se la mia vita va a rotoli anche per via della duloxetina e devo capirlo prima!!!, non mi sembra di avere troppo tempo, per quanto ancora devo rovinare la vita ai miei figli? non c'è proprio una piccola scorciatoia?
- e (aiuto!) come faccio a mettermi a contare le palline coi bambini in giro e tutto il resto? Non c'è una soluzione alternativa, non esiste una farmacia su Roma che potrebbe fornire duloxetina in gocce o preparere compresse con dosaggio inferiore?
Come potete aiutarmi?
Credo di aver bisogno del vostro aiuto anche se non sono certa di essere giunta realmente al momento della sospensione farmaco.
Racconto la mia storia.
Sotto il controllo medico di una pischiatra, dopo anni di vani tentativi, in aprile 2013 sono riuscita a smetter di fumare, utilizzando il farmaco "Champix". Leggevo quanto il farmaco fosse incriminato e tuttavia, poiché non aveva procurato alcun problema (tranne un po' di nauesa e molti sogni) a ben due persone che conosco, decisi di assumerlo. Non con leggerezza, ma lo assunsi. Il 22 aprile 2013 smisi di fumare. Poi, sospesi Champix, ma prima di quanto prevedesse il protocollo.
Io temo che la mia storia farmaceutica, inizi proprio qui, quando per cancellare una traccia tossicologica ne traccio una ben più profonda.
L'incontro con la psichiatra, tuttavia, c'era stato però, non per smettere di fumare ma per via di una brutta esperienza che aveva visto protagonista mio marito (e di conseguenza me), esperienza tale da farmi insistere perché mio marito (ed io con lui) frequentassimo questa persona.
Ma a maggio, i problemi di mio marito parrevano tutti risolti (dalla pischiatra non veniva più) ed iniziavano i miei.
Ad agosto, ma con qualche avvisaglia già a luglio, la mia crisi inizia. Depressione, pura e semplice. Non vi sto a raccontare molto. La cosa più terribile di quei giorni, di quelle settimane e purtroppo di quei mesi (perchè ci ho messo un po' a capire che non era semplice stanchezza) è stata l'incapacità di dominare le mie emozioni. Mi sarei tenuta il pianto, la stanchezza, la debolezza, l'incertezza, ma non potevo tenermi l'irascibilità e l'aggressività: ho due bambini, che allora non avevano neanche 4 e 6 anni, e che vedevano la madre saltar su tutte le furie per un nonnulla, strillare e piangere e strillare ancora e poi chiedere scusa e tutto il resto. Spaventoso. Agghiacciante.
Finalmente a settembre chiesi aiuto. Tornai dalla pischiatra, perché lei già sapeva tutto, lei conosceva la brutta esperienza dalla quale uscivo con mio marito, a lei non dovevo raccontare proprio tutto. Inizialmente lei mi diede del tempo per vedere se mi sentivo meglio, mi diede ancora del tempo in malattia a casa per vedere se mi sentivo meglio, ma poi io meglio non mi sentivo ed iniziai la mia cura con Cymbalta. Ora sono in psicoterapia, con lei, da allora, quasi 2 anni, ho avuto periodi di benessere in cui credevo che tutto fosse risolto, e periodi di malessere in cui mi è sembrato di non aver fatto nessun progresso. Si è aperto il vaso di Pandora, si è strappatoil sipario.
In un periodo in cui stavo meglio ho insistito per eliminare Cymbalta. La psichiatra ha accettato, invitandomi ad una spospensione molto più graduale di quella prescritta sui bugiardini. Credo di essere stata a 30 mg per 2 o 3 mesi. Poi addirittura per una 15ina di giorni a 30 mg a giorni alterni. Ero certa di ptoercela fare. SOspendo definitivamente. Siamo tutti sereni.
E invece... Inizio ad avere dei sintomi fisici che non mi viene proprio in mente di comunicare alla psichiatra e che sottovaluto e trascuro. Il mal di testa, i giramenti di testa mentre guido, la testa vuota, l'incapacità di concentrami, che so, sono convinta che sia un attacco troppo forte di cervicale. Dopo un paio di settimane penso che non posso trascurare. Il medico conferma, la cervicale c'è!.Mi tranquillizzo, e d'altro canto nell'arco delle settimane è diminuito tutto. Eppure sono più tesa. giorno dopo giorno. Infine, un giorno, la crisi. NOn riesco a smettere di piangere, detesto i miei bambini, non li sopporto, striillo. C'è qualcosa di irreale in tutto questo, è troppo strano. Desidero una compressa, la desidero fortemente, la desidero come desideravo le sigarette quando cercavo di smetter di fumare senza Champix. Chiamo la psichiatra, mi dice di sì, che posso prenderla la compressa. e ho ricominciato. Da allora a 30 mg.
Ecco. Era una crisi di astinenza. Come l'ho capito? Prima si chiamava Xeristar e ora Cymbalta mi aveva detto il farmacista. ALlora vado su internet a vedere se è la stessa cosa dvvero e mi imbatto in uno di quei forum in cui si parla di sintomi da sospensione: ecco, ora capisco tutto. Mi ricordo anche che nel passaggio da 60 mg a 30 mg ho avuto un gran sonno per una decina di giorni. E mi chiedevo perché...
E vengo a voi.
Ho parlato di tutto questo alla psichiatra. Se pe run verso mi ha ascoltato e assecondato, d'altra parte non ha escluso che la mia potesse essere una pura e semplice ricaduta. Crede che tutto questo faccia parte del mio atteggiament "ruminante". Crede che il mio attribuire tutto ai farmaci sia la mia solita tendenza a cercare una spiegazione razionale (e possibilmente fuori di me). Quindi credo farebbe una certa resistenza al protocollo targaruga. Mi ha chiesto però se voelssi cambiare farmaco (le dicevo che era "sporco") ma ho pensato che sarebbe stato ancora più pericoloso e diffcile e ho detto di no.
Avredi dovuto dire di sì?
Io ho paura, adesso, di questo farmaco. Lo definite adddirittura una porcata. Le compresse. Ho paura della loro potenza, che ho sperimentato proprio sulla mia pelle. Mi terrorizza quanto il sintomo possa confondersi con il male, quanto il male possa diventare la cura, quanto l'inglese sia più sfacciato dell'italiano chiamato tutto drugs.
Allora vi chiedo aiuto.
Potete indicarmi la scalette di dismissione? ma
- non credo di poter aspettare due anni, io ho bisogno di capire se la mia vita va a rotoli anche per via della duloxetina e devo capirlo prima!!!, non mi sembra di avere troppo tempo, per quanto ancora devo rovinare la vita ai miei figli? non c'è proprio una piccola scorciatoia?
- e (aiuto!) come faccio a mettermi a contare le palline coi bambini in giro e tutto il resto? Non c'è una soluzione alternativa, non esiste una farmacia su Roma che potrebbe fornire duloxetina in gocce o preparere compresse con dosaggio inferiore?
Come potete aiutarmi?